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Da quasi 10 anni ci provano. In questi giorni sta maturando un nuovo assalto alle coste del nostro Paese. E’ una operazione vergognosa e priva di senso.

In queste ore il Governo sta esaminando una bozza di proposta con l’intento di inserire la sdemanializzazione e quindi la vendita delle spiagge a coloro che negli anni, pagando canoni irrisori , le hanno riempite di cemento.

Verrebbe così aggirato quanto richiesto dalla Unione Europea che da anni chiede che l’Italia si adegui alla direttiva Bolkestain, assegnando in concessione gli arenili demaniali in base ad aste pubbliche.

La proposta prevede quindi di «sdemanializzare» gli arenili in concessione e di assegnarli agli attuali gestori eludendo così le aste chieste dalla Ue

Si tratta di una operazione puramente clientelare, fatta per favorire a discapito di tutti i cittadini i gestori dei lidi che le occupano con ristoranti, bar, boutique e cabine e che in molti casi ne sbarrano l’accesso facendo pagare un bilgietto per accedere al mare.

Purtroppo la proposta risulta essere assai concreta, trattata con la potente lobby dei bagnini e il ministero dell’Economia .

Si concretizzerebbe così un’idea vecchia di alcuni anni, messa a punto dal governo Berlusconi e dal suo ministro Tremonti nel 2005 che non riuscì ad essere attuata.

Questa idea sciagurata potrebbe trovarsi addirittura inserita ta tra gli articoli della legge di Stabilità di cui è imminente la discussione in Parlamento.

7500 kilometri di coste verrebbero quindi sdemanializzati e , secondo le intese che paiono raggiunte fra i rappresentanti dei bagnini e il ministero dell’economia , verrebbero venduti agli attuali concessionari, con cifre ancora da definire.

Così sarebbero aggirate le richieste della Unione europea che chiede aste pubbliche per le concessioni quando queste scadono mentre attualmente esse restano sempre agli stessi per effetto dei rinnovi senza gara.

Si apprende che alla presenza di parlamentari ed europarlamentari Pd e Pdl e del direttore dell’Agenzia del demanio Stefano Scalera i rappresentanti dei concessionari degli stabilimenti balneari avrebbero incontrato il sottosegretario all’Economia e Finanze Pier Paolo Baretta per definire il testo da inserire nella legge di stabilità.

PD e PDL in questo affare appaiono uniti come non mai. D’altronde a loro interessa soddisfare una importante categoria economica, che ha un giro d’affari di molti milioni di euro e che versa alla casse dello stato delle somme irrisorie per la concessione delle spiagge.

A costoro poco interessa il fatto che un sistema per sua natura elastico, fin troppo irrigidito dalle costruzioni balneari che costiuiscono in molti casi un ininterrotto susseguirsi di edifici a pochi metri dalla battigia , diventerebbe ancor più incapace di resistere alle azioni del mare richiedendo ulteriori imponenti e costosissime opere di difesa .

Già ogni anno, grazie alla insensata azione di demolizione e spianamento delle antiche dune, la collettività spende somme enormi per il ripascimento delle spiagge, cercando di ricostituire una lingua di sabbia su cui piantare gli ombrelloni che inesorabilmente viene spazzata via dalle mareggiate e dalle correnti .

I cambiamenti climatici in atto, la subsidenza provocata dagli emungimenti di acqua e dall’estrazione del metano, mettono le coste in grave situazione di pericolo già oggi , senza che debba neppure verificarsi il previsto innalzamento del mare .

Sarebbero necessarie azioni di prevenzione , di adattamento, di recupero di spazi, di arretramento delle costruzioni, di ripristino della elasticità del sistema ma questa classe politica incosciente e profondamente ignorante pensa a accontentare i bagnini.

Le timide e insufficienti tutele del codice del paesaggio non riescono a proteggere il bene naturale più importante del nostro paese aggredito da colate di cemento fin sulla riva del mare, da piscine aree fitness, impianti sportivi e attività di commercio e ristorazione.

Dopo la sdemanializzazione e la vendita per lo Stato sarebbero ancora più onerose le opere di difesa necessarie per impedire alle mareggiate di spazzare via tutto, ogni tratto colpito dal’avanzare delle acque dovrebbe essere protetto da barriere, difeso con ripascimenti, massi di pietra , tetrapodi di cemento senza poter più pensare neppure lontanamente a rimuovere e spostare con minori costi impianti e attrezzature che l’attuale legislazione definisce come “precarie “.

Verrebbe infine cancellato un diritto esistente da sempre, anche se talvolta arbitrariamente negato, quello del libero accesso alle spiagge e al mare, che finora è garantito proprio dalla demanialità.

Occorre mobilitarsi per impedire questa operazione disastrosa . Nel 2011 una analoga operazione, che concedeva le spiagge ai bagnini per 90 anni, contenuta nel decreto sviluppo, venne bloccata dal Presidente della Repubblica e le concessioni vennero ridotte a 20 anni senza per questo riuscire a soddisfare le richieste della UE.

Appelliamoci di nuovo al Presidente , mobilitiamo scienzati, università, geologi, paesaggisti, investiamo lo stesso Ministero della Difesa e quello dei BBCC, coinvolgiamo tutti coloro che riceverebbero un danno non risarcibile da questa operazione priva di lungimiranza e senno, muoviamoci tutti, fra pochi giorni potrebbe essere troppo tardi.

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