NUOVO GRATTACIELO A MILANO MARITTIMA, SULLA SPIAGGIA

Il dibattito su urbanistica e cemento con Bottino, Cervellati, Portoghesi e Campos è rivolto al passato e a vecchie ruggini,  incapace di misurarsi con i drammatici problemi del presente, fatti di esagerato consumo del territorio.

Il tema centrale della discussione è senz’altro una incontrollata produzione edilizia fatta di case e capannoni che hanno ricoperto di cemento e asfalto gran parte della regione ma il perché di tutto ciò non emerge con chiarezza.

La vicenda del PRG di Bologna dell’85, che fu approvato dalla Regione nonostante il contrasto con la legge urbanistica, perché il peso “politico” messo in campo  dagli interessi immobiliari garantiti dal piano era di gran lunga superiore a quello di chi voleva il rispetto della legge e minori quantità edificabili è emblematica . Campos dice che subì il ricatto dei socialisti aumentando le cubature del 30%,  in un piano dal quale era stata tolta la parte dei trasporti. C’è da chiedersi perché non si sia dimesso lui piuttosto che cedere a quelli che chiama eufemisticamente “ritardi culturali“.

Bottino fece un buon Piano paesaggistico che inizialmente suscitò grande interesse e speranze ma quel piano, fin dalle riscritture successive alla pubblicazione andò via via attenuando la sua capacità di tutela del territorio per arrivare al proprio sostanziale autoannullamento, consentendo agli enti sottordinati di introdurvi varianti, ovviamente non solo per migliorare le tutele ma anche per consentire affari immobiliari. Cervellati si alleò con la Lega per bloccare il Civis ? Fece benissimo, la retorica resistenziale invocata da Campos non regge in questo caso. Io stesso non esitai ad allearmi con i senatori di Alleanza Nazionale per bloccare la famigerata legge Lupi, di totale deregulation, spiegando loro che non potevano consentire la cancellazione dell’ancora ottima la legge del ’42, fatta dal regime a loro caro.

La legge urbanistica regionale, che Campos definisce una grande riforma, in realtà è la principale responsabile del dilagare del cemento in regione, dell’ urbanistica contrattata, degli accordi di programma, delle cancellazione delle regole, della suscettibilità edificatoria di tutto il territorio . Se a ciò si aggiunge il fatto che l’approvazione dei piani è stata trasferita prima alle province poi agli stessi comuni, sempre più deboli di fronte alle clientele, con la pianificazione regionale sempre più fatta di pallini e cerchietti, incapace di scelte e di limiti, si capisce come l’urbanistica in Emilia non esista più, mentre si registra un grande impegno nei confronti di nuove autostrade con un trasporto ferroviario regionale da terzo mondo.

Mentre sorgono e si rafforzano gruppi e associazioni contro il consumo del suolo non si vede alcun reale ripensamento nelle politiche regionali e se vi sono accenni di non introdurre nuove espansioni,  mai è presa in considerazione la necessità di ridurre le previsioni già esistenti, che interessano migliaia di ettari di suolo agricolo. Anche se non tutti coloro che impugnano la bandiera contro il consumo del suolo lo fanno per sincera convinzione e vi è chi, come l’arch. Cucinella che, mentre si scaglia contro la speculazione, progetta grattacieli in riva al mare a Milano Marittima, è necessario cogliere il cambiamento di sensibilità che si sta registrando per cercare di salvare dal cemento l’Emilia Romagna ( e anche i suoi centri storici). Inviterei quindi tutti ad uscire da sterili querelle e ad impegnarsi a fare approvare una legge che impedisca l’ulteriore consumo di suolo e ridia senso alla parola urbanistica.

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