In materia di devastazione del territorio la nuova Giunta non si fa mancare niente
Cementificazioni , varianti urbanistiche, consumo di suolo, e adesso cave sono ciò che caratterizza e definisce l’attività riguardante il territorio della amministrazione comunale di centrodestra di Forlì che in questa materia riesce a fare peggio di quella che l’ha preceduta.
L’ultima perla, dopo le numerose varianti urbanistiche ad hoc che comportano nuovo consumo di suolo, riguarda l’approvazione da parte della Giunta di un nuovo piano cave sovradimensionato, di oltre 2,5 milioni di metri cubi di ghiaia, che devasta territori pregevoli dal punto di vista paesaggistico e ambientale, fra i più belli del territorio comunale.
E, non contenti, consentono addirittura la riapertura di una cava a Magliano all’interno di un SIC, sito di importanza comunitaria, area tutelata, nella quale la legge esclude la possibilità di realizzare attività di cava, a meno che essa non fosse già prevista dagli strumenti di pianificazione precedenti alla istituzione del SIC medesimo che risale al 2013..
Ancora una volta, La Giunta, con una interpretazione arbitraria, non intende rispettare le norme europee e regionali in materia, la pianificazione provinciale sovraordinata e lo stesso decreto della Provincia.
Il decreto del Presidente della Provincia è peraltro chiarissimo e nell’esprime contrarietà attraverso una formale “riserva” nei confronti della cava di Magliano ne chiede lo stralcio nel rispetto della pianificazione provinciale sovraordinata che non la prevede affatto.
Nel sottolineare che la attuazione di interventi in contrasto con la pianificazione sovraordinata può configurarsi addirittura come reato, vogliamo mettere in evidenza un altro elemento assai negativo per un ambiente tutelato : il fatto che il Comune vuole consentire ad alla attività di frantoio e di accumulo di materiali di demolizioni di continuare a devastare l’area ancora per altri 9 anni, fino al 2030.
Ciò avrà effetti negativi per le specie animali che popolano il SIC e che sono una delle ragioni della sua istituzione.
Invece di attivarsi per delocalizzare una attività di carattere industriale e non estrattivo che manomette un’area naturalistica importante, apprezzata dai cittadini che la frequentano massicciamente proprio per le sue qualità ambientali, come a chiacchiere si afferma da anni,
con questa delibera si privilegiano gli interessi privati rispetto a quelli della collettività.
Riteniamo ineludibile che la Regione e la Provincia facciano rispettare sia la legge sia la pianificazione sovraordinata e che intervengano per evitare che quel SIC sia ulteriormente devastato.
Intendiamo inoltre sottolineare come l’intero PAE sia estremamente datato a cominciare daquando sono stati fatti gli studi e e le relazioni, a cominciare dalla impostazione che si riferisce a modelli di sviluppo, prospettive non più attuali. Con una visione della programmazione di un secolo fa.
Gran parte degli inerti che si lavorano oggi provengono dal riciclo di materiale di recupero.
Sorprende che ancora nel 2021 si vada a scavare nei punti di maggior pregio ambientale, a cominciare da Ladino, a proposito del quale si legge nella relazione “è stata valutata favorevolmente la proposta di un ampliamento ed è stato assegnato un ulteriore quantitativo estraibile di 240.000 mc di ghiaie e sabbie” a pochi metri dal sito di interesse comunitario IT4080009 – ZSC – Selva di Ladino, Fiume Montone, Terra del Sole, derogando alle distanze dal cimitero parrocchiale, nella piana fra la via del partigiano, la villa e la chiesa di Ladino.
Ladino va assolutamente escluso e stralciato dal PAE, per la grande importanza del luogo dal punto di vista naturalistico poiché riguarda un residuo degli antichi boschi planiziali che anticamente ricoprivano il nostro territorio.
Anche Castiglione e Villa Rovere sono tra i luoghi di maggiore qualità ambientale e paesaggistica che meriterebbero tutela e salvaguardia invece di essere violati dagli scavatori e devastati da ruspe e camion.
In tema di conversione alla sostenibilità dello sviluppo, che è la priorità, l’imperativo per ogni Amministrazione deve essere quello di conservare quelle qualità ambientali che ancora ci sono.
In realtà tutto il quadro è inaccettabile, e pertanto chiediamo venga ritirato il piano delle attività estrattive proposto, datato e oltretutto predisposto dalla precedente amministrazione che oggi non è più proponibile.
Non è più possibile proseguire con le politiche datate dei decenni scorsi.
In considerazione della minore domanda di ghiaia prevista per i prossimi lustri per la riduzione della attività edilizia e per l’utilizzo di materiali alternativi, devono essere drasticamente ridotte le quantità estraibili, in particolare escludendo dal PAE, le zone di maggiore interesse paesaggistico e ambientale.
Temi come questi infine non possono essere confinati nel dibattito fra poche persone in Consiglio. Essi riguardano una comunità intera e quindi si riapra il confronto con gli operatori economici, i quartieri, i portatori di interesse, il comune di Forlimpopoli che è parte interessata e non può non essere partecipe delle scelte che si vanno a prendere e finalmente si discuta di ciò che deve essere il nostro territorio.
Alessandro Ronchi