CHIUDIAMO SAPRO
Con il caso Querzoli-Ferretti è lampante il fallimento della società  pubblica – 33 ettari di terreno rurale di pregio sacrificati senza una giustificazione convincente

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Che ci sta a fare SAPRO se le aziende si comprano da sole i terreni per le loro esigenze e poi contrattano con gli enti pubblici la loro destinazione con tanto di varianti a piani regolatori appena approvati?
Il caso dei terreni acquistati da Ferretti-Querzoli è il caso lampante del fallimento della società  nata per favorire lo sviluppo delle attività  produttive in questa provincia. Daltronde si sa che anche molti altri terreni, in particolare quelli in prossimità  dell’autostrada se li sono già  comprati altre aziende evidentemente pronte a seguire la strada dell’accordo di programma.
Non ci pare certo questo il modo di gestire il territorio e Sapro, nel caso eclatante Querzoli-Ferretti si è dimostrata assolutamente inadeguata.
E’ chiaro che le aziende locali devono essere sostenute, che il tema dell’occupazione sia importantissimo, ma non crediamo che la strada individuata per Querzoli-Ferretti risponda alle esigenze della nostra collettività  nel senso più ampio.
Ieri sera nel consiglio di Circoscrizione 4 si è discusso dell’accordo di programma del Comune di Forlì con le due ditte sopracitate. Questo accordo di programma, in variante al piano regolatore, permette il cambio di destinazione d’uso di ben 33 ettari di terreno agricolo tra il fiume Ronco, la via Emilia e la ferrovia.
Se alla fine del 2003 il Piano regolatore appena redatto indica la zona come “area di tutela e valorizzazione del territorio rurale di pregio ambientale” non si capisce come all’inizio del 2005 si possa dire che in quella zona non esistono vincoli di natura ambientale e paesaggistica.
E’ sufficiente la motivazione dei posti di lavoro per cancellare aree di pregio? Non ci vuole molta memoria per ricordare che la stessa operazione fu fatta a favore della Bartoletti, ma tale operazione non le ha certo impedito il fallimento. E poi non esistevano altri terreni già  destinati a zone industriali per permettere alle due aziende di realizzare quanto serve a loro? O dietro a tutta l’operazione si celano, dietro alla dichiarata esigenza di espandersi (avrebbero potuto scegliere altre zone del forlivese), anche altri interessi derivanti dall’enorme incremento di valore di quei terreni con il cambio di destinazione d’uso? perché su quell’area non si è fatta una Valutazione di Impatto Ambientale Complessiva che tenesse conto anche di altri progetti insistenti su quella zona come la via Emilia Bis e la Tangenziale Est? Può essere di interesse pubblico il guadagno di un “unico” privato sullo sfruttamento del territorio?
Noi crediamo che il timone dello sviluppo urbano non può sbandare sotto la spinta di questo o quell’interesse particolare, ma rimanere saldo verso la direzione prestabilita che già  concede tanto, forse troppo, territorio all’edificazione.

Verdi
Forlì-Cesena

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