A causa delle scarse precipitazioni dell’ultimo anno, le temperature elevate e i venti caldi che da settimane stanno spazzando i territori, quest’anno i fiumi a giugno sono già in secca.

In Romagna le portate sono azzerate all’altezza della via Emilia. 
Nelle alte vallate un filo d’acqua scorre ma i massicci prelievi che continuano non lasciano niente a disposizione degli ambienti naturali, alla ricarica delle falde, alla vita dei fiumi in pianura.

Solo gli scolmatori di fogne miste mal funzionanti e gli scarichi dei depuratori alimentano le portate.
ARPAE, per effetto di una riforma regionale sbagliata, che ha frammentato le competenze sui corsi d’acqua anziché unificarle, è da qualche anno l’agenzia regionale che gestisce le risorse idriche, non sta intervenendo.
Cosa aspetta a farlo?

La siccità è in anticipo e anche l’ordinanza di divieto di prelievo deve corrispondere alla situazione in atto.
Così come  necessario rivedere la riforma sbagliata della Regione riteniamo che sia necessario ripensare le coltivazioni che vengono effettuate sul nostro territorio, sostituendo quelle idroesigenti con altre che non lo sono.
Il danno alla biodiversità è inestimabile e irreversibile. 

Chi risponde per questa inefficienza?

I Verdi chiedono  alla Regione  di attivarsi immediatamente bloccando i prelievi anche se ciò purtroppo risulterà ancora una volta un intervento tardivo .
Occorre prendere atto, non solo a parole, che questo è il segno tangibile della crisi ambientale in atto che richiede interventi concreti ed efficaci e non solo i soliti aggiustamenti di facciata che vediamo ogni giorno.