Ci auguravamo che il Sindaco accogliesse le dimissioni dell’assessore Melandri per l’incidente in cui è incorso.

Avrebbe salvato almeno la sua amministrazione dalle responsabilità della catastrofica gestione dell’alluvione.

Il penoso tentativo di pubblicizzare la vendita del proprio libro sfruttando le circostanze drammatiche in cui versano migliaia di persone ci pareva comunque motivo sufficiente.

C’è anche una vicenda assai più grave che riguarda il patrimonio storico di tutta la città e il modo in cui è stata affrontata e richiede che il professor Melandri torni ad occuparsi di altro.

In un evento come questo ciascuno secondo le proprie competenze avrebbe dovuto adottare immediatamente tutte le misure necessarie per affrontare I problemi che si stavano verificando su ciò di cui aveva responsabilità.

Non è di Melandri la responsabilità della collocazione degli archivi comunali e di altri beni storici importanti nella peggiore delle collocazioni possibili, ma se avesse avuto maggiormente a cuore il patrimonio storico della città forse avrebbe perso meno tempo nelle sue folkloristiche iniziative con le quali ogni settimana proponeva di spostare raccolte, musei e biblioteche per dedicarsi al materiale che veramente avrebbe necessitato di una migliore sistemazione.

Ma quello che è grave è che ha dato prova di non conoscere neppure dove l’archivio si trovasse e ha negato la drammatica situazione nella quale si trovava, sommerso da 3,80 metri di acqua e del tutto inaccessibile.

Il giorno 17 maggio alle 21.00 a 24 ore dall’esondazione del Montone l’assessore dichiarava “tutte le opere d’arte delle collezioni civiche sono salve e niente è andato perso”, aggiungendo che “al momento le sedi sono TUTTE presidiate e tenute sotto controllo da un team competente reattivo instancabile coraggioso e appassionato”.

E a chi accorato gli chiedeva se fossero stati registrati danni nei depositi librari esterni alla biblioteca e in particolare ai materiali conservati in via Asiago e in quali condizioni versassero l’assessore rispondeva “al momento non si registrano danni di alcun tipo. Il lavoro dei tecnici è stato dopo davvero prezioso e lungimirante…”

Tutto ciò spiega due cose: il fatto che l’assessore non avesse nessuna conoscenza dell’esistenza dell’archivio storico di via Asiago e che nonostante l’aiuto fornito dai cittadini più informati di lui abbia scelto non di approfondire ma di minimizzare.

E’ questo il motivo dei ritardi per avviare nelle procedure di allertamento del ministero dei Beni Culturali, dell’assessorato regionale alla cultura, della protezione civile nazionale perché vi fosse un intervento immediato urgente.

E’ clamoroso il fatto che abbiamo dovuto attendere le foto pubblicate dall’Assessore regionale alla Cultura Felicori da Bologna perché ci si potesse rendere conto che la situazione era ben diversa da ciò che dichiarava irresponsabilmente Melandri.

Sabato 20 maggio avevamo fatto un comunicato che indicava il pericolo per gli archivi, e assai più preciso e con maggiori indicazioni era stato l’appello di Italia nostra, ma si è perso tempo prezioso.

Ancora oggi nei commenti sui social ci sono persone che ipotizzano incredule che le dimissioni Melandri possano essere state solamente sospese per la situazione in cui ci troviamo.

Non è purtroppo così e sono intollerabili sia i ritardi che hanno probabilmente compromesso irrimediabilmente beni storici importantissimi per la nostra comunità, sia l’episodio del libro che ha rivelato quali fossero le priorità dell’Assessore.

Riteniamo quindi che l’assessore non debba restare un minuto di più a ricoprire un posto per il quale si è manifestato inadeguato.

Categorie: Generale

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