AMIANTO NELL’ACQUA POTABILE
Cemento-amianto nelle conduttore degli acquedotti

Serve un impegno politico affinchè si vada ad una graduale sostituzione delle tubazioni con presenza di amianto: riteniamo che debba e possa essere distribuita alle popolazioni solo acqua per usi potabili indenne da amianto, dato che è acquisita da tutti la nocività  dell’amianto per la salute umana ed animale.

La situazione nei nostri territori è alquanto problematica: il Piano Industriale di Hera spa – ente gestore degli acquedotti di molti comuni dell’Emila-Romagna – al momento non prevede investimenti nella bonifica delle condutture idriche; i dati parlano con forza da soli:
in Romagna HERA spa gestisce la bellezza di 2.306 km. di tubature in cemento-amianto;
nell’area bolognese HERA spa gestisce 1.732 km. di tubature in cemento-amianto.

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Da diversi anni abbiamo dato avvio ad una campagna informativa sul problema delle tubazioni in cemento-amianto per l’acqua potabile; sono emersi, via via, alcuni sporadici dati analitici sulla presenza di amianto nell’acqua potabile e si è aperta una discussione, per la verità  in buona misura “datata” sul rischio sanitario in relazione alla dose assorbita; questa discussione è appunto datata e sorpassata poiché non esiste un livello di esposizione ad amianto che possa, per quanto basso, essere definito sicuro.

Il problema del rilascio di fibre di amianto nell’acqua deriva dalle condizioni di vetustà  e di rottura delle tubazioni; da questo punto di vista i casi segnalati a Bologna, a Bertinoro, a Cesena, a tutt’Italia, la condizione-colabrodo delle conduttore dell’acquedotto è nota drammaticamente a tutti

L’interpretazione dominante del testo della legge di riferimento per l’amianto (legge 257 del 1992 – norme per la cessazione dell’uso dell’amianto) da parte di Hera spa, di molti funzionari pubblici e forze politiche è alquanto discutibile; alcuni esegeti del testo hanno intravisto in tale normativa la possibilità  di poter continuare ad usare le scorte di amianto sine die poiché la legge vieta la fabbricazione, l’esportazione, la commercializzazione, ma non, esplicitamente e letteralmente, l’uso. Sorvoliamo su questo penoso capitolo che pure è stato occasione di polemiche e di nostre battaglie; ora i nodi vengono al pettine: se qualcuno, senza dare nell’occhio, o perché, purtroppo avallato da autorevoli quanto infondati pareri, ha continuato ad usare anche dopo il 1994 le scorte di tubazioni in amianto, le conseguenze ricadranno sulla collettività  in termini di salute e in termini di oneri economici.

Davide Fabbri

Capogruppo Consiliare dei Verdi di Cesena
Responsabile Associazione Esposti Amianto della sezione provinciale di Forlì-Cesena
Tel 0547.600294 – 333.1296915

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