Oggi ho fatto una presentazione sul software Open Source e sugli aspetti tecnici, economici e politici che stanno dietro alla migrazione verso il software libero nelle pubbliche amministrazioni e nelle piccole e medie imprese, in una giornata organizzata da Ambientenet (www.ambientenet.it) dal tema “Qualità , Ambiente e Software Libero”.
Cliccate su “continua” per leggere l’abstract ed una introduzione al mio intervento.

Ore 10.30 – Migrare all’Open Source
Una possibilità  tecnica, economica e politica per le PMI e la PA

Alessandro Ronchi (Consigliere Comunale dei Verdi a Forlì e Consulente informatico specializzato in progettazione e sviluppo software)

Abstract: L’utilizzo e la fama del software Open Source ha visto una continua crescita negli ultimi anni. Ciò nonostante, la migrazione verso questa tipologia di applicazioni nel nostro paese rimane ancora un fenomeno poco sviluppato rispetto alle potenzialità  offerte.
L’intervento ha lo scopo di analizzare le possibili cause che ostacolano la migrazione e proporre soluzioni pratiche per portare avanti progetti di questo tipo. Verranno inoltre analizzate le iniziative politiche, corredate da motivazioni e finalità , che sono state promosse all’interno delle amministrazioni locali per la diffusione del software Open Source nella PA.

Breve introduzione: Il modello di produzione del software Open Source è basato sulla distribuzione dei risultati di ricerca e sviluppo finalizzata alla collaborazione produttiva tra comunità  formate da aziende e programmatori diversi. Questa innovazione dei metodi di produzione del software è notevolmente facilitata dalla dematerializzazione del prodotto finito, replicabile senza costi aggiuntivi alla ricerca, e dalla possibilità  di trasferire il risultato del lavoro individuale ed aziendale tramite le reti informatiche con spese spesso irrisorie di strumentazione e materiali di produzione. Non a caso la rivoluzione portata avanti dal software libero sta contagiando altri settori di produzione con caratteristiche simili, come la letteratura (si veda il caso dell’enciclopedia Wikipedia, che ha superato per utilizzo la storica Britannia), l’arte, la ricerca scientifica, etc.

Il “fenomeno” dell’Open Source ha quindi raggiunto la soglia critica necessaria a dimostrare la validità  della filosofia di produzione e la sostenibilità  dell’economia alla base di questa produzione, come dimostra l’incremento esponenziale dell’utilizzo del browser Mozilla, l’unico che sta riuscendo nell’impresa di contrastare il monopolio di Microsoft nei navigatori per il web, oppure quello di altri progetti come OpenOffice.org e Apache, il server web più diffuso al mondo.

La diffusione dell’uso di questi applicativi, però, non basta a giustificare anche la presenza di una sostenibilità  economica dei progetti Open Source, perché l’ottica del ribasso dei costi non porta necessariamente ad un incremento degli utili che derivano da questi prodotti. A dimostrazione di questa ultima affermazione, si può tenere in considerazione il fenomeno del software gratuito (freeware), che non ha portato con sé un simile indotto economico.
Il softare libero sta rivitalizzando il mondo delle piccole e medie imprese locali dedicate allo sviluppo ed all’adattamento degli applicativi, principalmente dedicati all’uso da parte delle aziende locali.
Le imprese che attualmente lavorano sul software libero in Italia sono circa 200, quasi tutte di recente costituzione, ed il numero è in continuo ed esponenziale incremento.

Un dato di fatto è lo spostamento del mercato della produzione del software verso le economie locali, grazie alla possibilità  con investimenti relativamente ridotti di concorrere con i prodotti ed i servizi delle grosse multinazionali straniere. Anche alcune di queste, come IBM, Hewlett Packard, SUN e DELL, hanno visto nel software Open Source un mercato in espansione, ed hanno sfruttato i loro canali di distribuzione capillare per fornire soluzioni integrate con l’hardware di propria produzione.

Per le pubbliche amministrazioni, così come per le piccole e medie imprese, questa nuova capacità  di creare concorrenza su un mercato che soffre più di altri degli svantaggi delle gestioni monopolistiche è un grosso vantaggio non solo in termini economici, ma anche sul piano della soddisfazione delle proprie esigenze. Il software libero permette molto spesso di ridurre le spese, come dimostrano diversi studi indipendenti sul Total Cost of Ownership, e di investire sul personale e sull’economia locale piuttosto che in esperienze di aziende straniere che propongono soluzioni preconfezionate e poco adattabili alle esigenze personalizzate.

L’incremento esponenziale di questi ultimi anni del numero di progetti basati su software OS, del numero degli applicativi OS disponibili e del numero di imprese che lavorano nel settore non può che aumentare le prospettive di successo delle operazioni di migrazione.
Oltre a questi dati, si possono ricordare altri vantaggi generali portati dal software libero: indipendenza da un singolo fornitore, scalabilità  delle soluzioni, grande stabilità  grazie alla larga diffusione.

Occorre, però, come in un qualsiasi progetto di grossa portata, valutare con attenzione i possibili fattori di rischio che una migrazione delle infrastrutture software può introdurre.

E’ necessario, prima di ogni altra cosa, una valutazione attenta sulle disponibilità , fruibilità  e costi delle competenze necessarie alla realizzazione del progetto di migrazione, siano esse reperibili all’interno dell’azienda piuttosto che attraverso aziende o consulenti esterni.
I problemi derivanti da valutazioni errate di questo tipo con il tempo sono sempre meno preoccupanti, grazie alla formazione continua in questa direzione operata dalle Università , dagli Istituti Tecnici e grazie alle esperienze professionali sempre più frequenti.

Nel predisporre migrazioni, inoltre, spesso si cade nell’errore di cercare di rivoluzionare tutta l’infrastruttura, quando invece si potrebbe procedere con gradualità  minimizzando i rischi. L’introduzione del software libero deve possibilmente avvenire in maniera analoga a quella di software proprietari, e questo è possibile anche grazie all’estrema possibilità  di integrazione che l’OS permette. Soluzioni temporali particolarmente adatte per l’inizio di una migrazione sono le scadenze delle licenze d’uso dei software acquistati, dopo le quali occorre procedere ad un rinnovo ed all’aggiornamento degli applicativi. Effettuare una migrazione accantonando soluzioni per le quali la spesa è già  stata fatta può essere vantaggioso solo in termini prestazionali, più difficilmente potrà  portare anche una riduzione dei costi. I vantaggi del software OS sono più evidenti nel lungo periodo, spesso a causa dei costi di formazione del personale, ed occorre quindi tenere in considerazione studi che vedano i costi pluriennali delle diverse soluzioni.

Nell’ottica di effettuare una migrazione delle applicazioni, occorre valutare anche la possibilità  di migrazione dei dati, spesso resa difficoltosa proprio a causa di formati proprietari, introdotti appositamente per limitare le possibilità  di scelta dei clienti da parte dei fornitori. Nel caso si riscontrassero problemi di questo tipo, una scelta strategica deve saper puntare alla completa indipendenza da questi vincoli, per rendere sempre possibile una scelta che potrebbe rivelarsi obbligata per l’economia aziendale.

Per quanto riguarda invece progetti di nuova concezione, l’uso del software libero si rivela nella quasi totalità  dei casi già  vantaggioso nel breve termine, e permette risparmi economici di notevole importanza nel lungo periodo (anche grazie all’assenza di costi di licenza). Prima di decidere le modalità  di sviluppo di un nuovo progetto, quindi, è conveniente richiedere preventivi che prevedano l’utilizzo di software Open Source, accanto ad eventuali soluzioni proprietarie.

In linea di principio, le piccole e medie aziende, così come le pubbliche amministrazioni, possono solo ottenere vantaggi dallo sviluppo sul territorio di una economia di supporto e di assistenza informatica. In primo luogo, questo causa una diminuzione dei costi per l’acquisto di soluzioni, ed in secondo luogo l’incremento della produzione locale viene ripartito in cascata anche sul territorio locale.

Il software libero, in quanto promotore di questa tendenza, è quindi sia una possibilità  tecnica/economica, sia una opportunità  di sviluppo culturale e sociale di un territorio, ottenuto sfruttando una fitta rete di connessioni produttive con altre realtà  sparse per il resto del mondo che ne condividono le finalità .

Alessandro Ronchi

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