Alcuni dirigenti nazionali di primissimo piano della Margherita e dei DS, quali Realacci, Gentiloni, Bordon, Ronchi, Vigni, Gentili, Abbondanzieri, Giacchetti, Giovannelli, Iannuzzi, Piatti, Tocci, Vernetti, Zanone, tutti parlamentari o sottosegretari e molti altri tra i quali i “nostri” Pedulli e Brandolini hanno dato vita ad un tentativo volto a dimostrare che il nuovo Partito democratico non è il frutto solo dei loro due partiti.
Correttamente hanno chiamato la loro iniziativa “Appello promosso da ecologisti DS e Margherita e da esponenti dell’associazionismo ambientalista e della società  civile”.

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Nel loro appello, cui hanno aderito pochi fuoriusciti verdi nel tentativo di conservare le loro poltrone, si legge che il loro gesto ha come obbiettivo quello di introdurre nel futuro Partito Democratico i principi della sostenibilità  e della tutela dell’ambiente.

Non si vede il motivo per cui i nostri fuorisciti stiano cercando di mascherare con tanto clamore il loro legittimo desiderio di entrare nel futuro partito costituito da DS e Margherita, né si capisce per quale motivo debbano collocare fra loro l’assessore della Margherita di Cesena, Leonardo Belli.

Ci auguriamo che riescano nel loro intento anche se le esperienze già  viste, messe in atto fra l’altro proprio da alcuni promotori dell’appello, finora non hanno dato risultati politici apprezzabili, a parte quello di garantirsi l’elezione.

Ci auguriamo che l’ambiente sia la nuova frontiera del partito democratico, anche se dispiace rilevare come tra i dodici punti indicati da Prodi questa parola non compaia neppure, nonostante l’evidenza dei problemi derivanti dai cambiamenti climatici, e gli unici richiami alla sostenibilità  sono stati espressamente richiesti dai Verdi.

Se c’è stato qualche risultato nell’azione di Governo sotto il profilo ambientale lo si deve all’azione solitaria del nostro partito.

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