Apprendiamo dalla stampa che il Consiglio Comunale di lunedì 11/10  discuterà, tra le altre cose,  anche dell’insediamento di una attività produttiva più grande della Marcegaglia, da edificarsi in zona Villa Selva. 230’000 metri quadri di nuovo cemento, che pare ospiterebbero 400 addetti, uno ogni 600 mq.

La proposta di intervento però non è stata presentata dall’impresa che intende realizzare il proprio insediamento ma da una società immobiliare, che si occupa di lottizzazione di aree edificabili e dell’acquisto e vendita di capannoni ad uso industriale.

Si tratta di una grande azienda che si insedia o più banalmente si sta mettendo in salvo dalla decadenza della previsione urbanistica una grande lottizzazione, visto che dallo schema l’area è suddivisa in 7 grandi lotti contenenti altrettanti capannoni, divisi fra loro da una importante nuova strada?

Intanto per l’amministrazione Comunale il nome dell’azienda e cosa verrà fatto in quella zona è top secret. Il vicesindaco, però, nella sua dichiarazione alla stampa parla di “Grandi aziende che lavorano sull’export”, quindi si presume che la Giunta sappia di più di quanto dicano ai cittadini.

Lo stesso vicesindaco afferma che ”Tutti gli interventi rispettano stringenti criteri di ecosostenibilità”, ma le sue parole appaiono del tutto prive di fondamento.
Infatti non risulta da alcun documento che il misterioso progetto sia stato sottoposto alle valutazioni ambientali previste dal Dlgs 152/2006, tanto più che, a seconda del tipo di azienda insedianda, è molto probabile che essa debba addirittura essere sottoposta a VIA, mentre la lottizzazione va sottoposta a Valutazione Ambientale Strategica.

Chiediamo che il progetto venga presentato prima alla cittadinanza, con una commissione aperta al pubblico o una assemblea. Tenere segreto un progetto di questa portata alle imprese esistenti ed ai residenti non è né accettabile né democratico.

 Ricordiamo ancora la vicenda di un altro simile intervento di 25 ettari proposto nel 1991 più o meno sugli stessi terreni: si trattava di una fabbrica per produrre farine animali dagli scarti degli allevamenti avicoli che fu per fortuna bloccato da cittadini e Verdi. Pochi anni dopo si scoprì quelle che queste attività erano responsabili della tragedia della mucca pazza.

Invece di ragionare in maniera equilibrata e coordinata, si fa una guerra per competere al ribasso tra comuni sul fronte dello sfruttamento di territorio: in questo modo non si guarda al futuro, ma si gareggia a chi chiede meno compensazioni e meno costi in cambio dell’urbanizzazione e della industrializzazione, e si ipoteca il patrimonio delle prossime generazioni.


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