Le recenti vicende riguardanti la sicurezza dei dati e degli archivi stanno destando allarme e quanto accaduto ha messo in evidenza gravi pecche addirittura nelle più importanti banche dati delle principali istituzioni della Repubblica.

“Tutto ciò è normale, visto che ad occuparsi della sicurezza informatica è personale non qualificato anziché giovani professionisti, nativi digitali e competenti” ha dichiarato ALESSANDRO TASSINARI candidato di Alleanza Verdi Sinistra alle elezioni regionali nella circoscrizione di Forlì Cesena.

Benché possa apparire paradossale questi fatti allarmanti non paiono interessare Forlì, almeno per tutto ciò che riguarda gli archivi, mai digitalizzati ed andati totalmente perduti.

Siamo nell’era digitale ma a Forlì non se ne sono accorti e i cittadini ne subiscono le conseguenze con perdite di tempo enormi, estenuanti pratiche burocratiche, costose consulenze.

L’alluvione del 2023 ha messo in evidenza l’inadeguatezza del Comune di Forlì nel conservare i propri archivi, fondamentali non solo per la storia della città ma anche perché in essi erano conservati documenti importantissimi per molti adempimenti.

E’ incomprensibile che non siano mai state digitalizzate, come si sarebbe dovuto fare da tempo, le pratiche edilizie riguardanti tutti gli immobili della città, ora perdute irrimediabilmente perché collocate irresponsabilmente in un capannone costruito nel punto più basso della città.

Presentare una pratica edilizia per qualche lavoro su edifici esistenti, fare la compravendita di immobili, effettuare una successione, per fare alcuni esempi, richiede ora un percorso ad ostacoli, aggravato dal dover utilizzare sistemi informatici inadeguati, malfunzionanti e privi dei dati necessari perché rimasti cartacei o persi per sempre.

Nonostante l’impegno e la dedizione dei funzionari i tempi sono lunghissimi, si perdono mesi per sapere se qualcosa si è salvato dall’alluvione, se ci sono riferimenti a pratiche precedenti e ad autorizzazioni solo per ricevere la ricorrente risposta: “non c’è più niente, abbiamo perso tutto”.

Viene però indicato che si può fare una nuova ricerca attraverso un’altra estenuante piattaforma informatica, con un’altra attesa per una nuova risposta. La speranza è che da un registro salvato dall’alluvione emergano riferimenti di qualcosa che potrebbe essere all’Archivio di Stato.

A questo punto serve una nuova richiesta di appuntamento e finalmente, se i documenti sono molto vecchi, si trova qualcosa che comunque è insufficiente per definire lo stato legittimo dell’immobile.

A complicare ulteriormente le cose ci ha pensato il ministro Salvini con il suo nuovo condono, un vero guazzabuglio che quasi nessuno si azzarda ad applicare.

Una via ci sarebbe, è quella dell’autodichiarazione ma nessun tecnico, ignaro dei precedenti, sottoscrive sotto la propria responsabilità una dichiarazione di regolarità e conformità.

“Il digitale se bene impiegato può essere uno strumento fondamentale per la semplificazione delle procedure, per rendere accessibili archivi e documenti, per risparmiare fatica, soldi e perdite di tempo ai cittadini – ha concluso Tassinari – Su questo terreno le giovani generazioni competenti possono dare un contributo risolutivo ed è questa una delle ragioni per le quali mi candido”.

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