5 Giornate Verdi: energia, inquinamento, carovita, diritti animali, clima.

Oggi – 20 marzo 08 – è dedicata all’energia: come produrre energia spendendo meno, inquinando meno uscendo dalla dittatura del petrolio.

l’inquinamento il 26 marzo: come migliorare la mobilità intorno e dentro le città,
facendo respirare davvero tutti;

il carovita il 29 marzo: come mangiare meglio e spendere meno, togliendo agli
italiani l’ossessione (motivata) della quarta settimana;

gli animali il 2 aprile: come difendere i loro diritti in modo moderno;

il clima il 5 aprile: come realizzare un vero patto per il clima con le forze della società
civile, le imprese, i sindacati, le comunità locali, le famiglie, i singoli cittadini; perché
ciascuno contribuisca a rafforzare con il proprio impegno individuale la battaglia a favore
di politiche attive contro i cambiamenti climatici e per la tutela della biodiversità.


4 commenti

fausto pardolesi · 5 Aprile 2008 alle 10:25 am

INCENERITORI OVUNQUE ?
NO GRAZIE

Con il petrolio a 110 $ al barile la fame di energia diventa una ossessione che attanaglia la nostra società.
Le energie rinnovabili sono il solo sistema per liberarci dalla schiavitù del petrolio e dalla necessità di controllarlo con le armi.
Le fonti “assimilate” sono una formula tutta italiana che nasconde un trucco, si bruciano scarti di lavorazione e rifiuti urbani con grande spreco di materiali e di energia camuffando l’operazione per recupero energetico e così si sfilano dalle tasche dei cittadini, tramite bolletta ENEL decine di miliardi di €uro.
Le biomasse sono le prime fonti energetiche scoperte dall’uomo che da sempre brucia legna.
Se in un territorio ci sono scarti e cascami dell’agricoltura che per un certo quantitativo possono alimentare una centralina per produrre acqua calda e elettricità allora si tratta di recupero energetico e diminuzione dell’inquinamento. Le stesse potature, per esempio, sarebbero bruciate all’aria aperta.
Ma se con la leva dell’incentivo si riesce a lucrare facendo mega impianti che importano il materiale da ardere da territori lontani con viaggi su camion, nave, treno con dispendio di energia maggiore di quella prodotta allora siamo davanti a una vera bufala.
Una bufala che purtroppo porta diossina e di ogni altro inquinante perché ogni combustione comunque comporta inquinamento.
Sottraendo risorse alle vere rinnovabili.
Così per la pollina. Se gli imprenditori hanno riempito un territorio di allevamenti intensivi ha questo problema devono trovare soluzioni.
Intanto usando come concime in agricoltura il rifiuto organico, con un risparmio sui concimi chimici, poi trattando la eventuale parte residuale nella maniera meno impattante.
Costruire a Santa Sofia un impianto che ha un doppio dimensionamento rispetto alle esigenze del territorio non ha nulla a che fare con la soluzione dei problemi ma, in nome di interessi privati, ai problemi si aggiungono problemi.
Traffico pesante lungo tutta la vallata, inquinamento prodotto dall’incenrimento, cattivi odori derivanti dal sempre maggiore accumulo di pollina necessario alla centrale.
Il gran numero di impianti che vorrebbero sorgere nei nostri territori devono necessariamente fare riflettere. Civitella, Santa Sofia, Premilcuore, Mercato Saraceno, Russi, Casemurate (due impianti da oltre 600.000 ton/anno ormai tramontati) Forlimpopoli, e ancora altri.
Oggi c’è una centrale elettrica a biomasse a Bando di Argenta che ritira cippato di legna da tutta la Romagna e anche da molto più lontano, paga poco più di 25 € a tonnellata, trasporto compreso a chi porta in centrale il materiale biologico a giusta umidità. Ha avuto problemi perché bruciava cose non ammesse per carenza di approvvigionamenti. Penso che questo esempio dica tutto.
Questi sono impianti sovvenzionati dalla collettività che se non dimostrano una utilità pubblica non devono essere accettati dalle amministrazioni e dai cittadini.
Se gli amministratori dimostrano intenzioni possibiliste allora i cittadini devono far valere il proprio peso con il voto. Domenica prossima è la prima occasione che si presenta, il voto si trasforma utile più che mai votando per la Sinistra Arcobaleno.

NON VOTARE CHI E’ DISPONIBILE A OGNI COMPROMESSO
IL 13 E 14 APRILE VOTA SINISTRA ARCOBALENO

franco · 17 Aprile 2008 alle 6:27 am

domanda, riguardo al problema Pollina:
E se esistessero piccoli impianti (per piccolo deve intendersi un impianto commisurato al reale fabbisogno di smaltimento di un singolo insediamento produttivo), di nuova tecnologia, intendendosi che non produce emissioni di alcun genere, ma produce energia e calore in quantità sufficienti a ripagare l’impianto in 5 – 7 anni?
Se ne potrebbe parlare? E se sì, con chi?

Alessandro Ronchi · 18 Aprile 2008 alle 1:23 am

Questo tipo di impianti esiste già. Sono i piccoli biodigestori anaerobici. Producono gas metano grazie alla “digestione” di pollina o liquami e sfalci e residui organici vegetali.
Questo gas può essere utilizzato per la produzione di energia elettrica e di calore, che può servire l’impianto e chiudere il ciclo di produzione e consumo energia, evitando camion che girano con questi materiali.

Portare tutto in una unica sede centralizzata è sbagliato sia economicamente che ecologicamente, e si regge solo per gli incentivi.

franco · 19 Aprile 2008 alle 5:48 am

non mi riferivo ai digestori, aerobici o anaerobici che siano, i quali, purtroppo, credo siano nell’impossibilità di smaltire le quantità di polline che vengono prodotte: circa 2Kg per ogni chilo di carne/anno.
Mi permettevo soltanto di osservare che da alcuni anni sono in funzione, non ancora in Italia purtroppo, generatori di elettricità e di calore che, alimentati con biomasse, compreso le polline con umidità relativa <40%, sono in pratica delle camere stagne a pressione atmosferica (quindi senza pericoli di esplosioni di alcun genere), al cui interno avviene un processo a “bassa temperatura”, circa 400 C°, in cui la biomassa si trasforma (vi sono diverse possibilità a seconda della concezione dell’impianto) in energia elettrica rinnovabile (da biomasse) in calore, da utilizzare tal quale per riscaldare o da trasformare in ulteriore energia elettrica, ed in residui assolutamente inerti che, sono al massimo il 5% in peso della biomassa processata.
Addirittura una delle possibili tecnologie si basa sull’estrazione e separazione di idrogeno ed anidride carbonica: con l’idrogeno si alimentano generatori a cella combustibile (che è la tecnologia sperimentata per gli autoveicoli ad idrogeno), mentre l’anidride carbonica è un gas industrialmente interessante per moltissime applicazioni, dalla saldatura dei metalli, ai frigoriferi industriali, procedimenti in siderurgia, conservazione degli alimenti, ecc..
detti impianti non hanno camini e non producono emissioni di alcun genere, in quanto i gas prodotti durante il processo sono sempre reimmessi nella parte iniziale dell’impianto, sino alla totale dissociazione molecolare e combustione della biomassa. Infatti i problemi delle altre tipologie di impianti derivano tutti dagli incombusti, più o meno importanti a seconda della tipologia dell’impianto, ma che, SEMPRE, devono passare attraverso un sistema di abbattimento, che fatalmente sarà soltanto parziale, e quindi essere liberati in atmosfera, comunque gravidi di sostanze dannose per la salute, come i Verdi sostengono da tempo!
Inoltre il processo a bassa temperatura non consente il formarsi dei composti del cloro né, tanto meno, l’evaporazione dei metalli pesanti, che pure si trovano nelle polline, e ritroviamo nel 5% di residuo sopra citato.

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