Ci hanno sorpreso le dichiarazioni delle associazioni ambientaliste che lamentano la mancata approvazione del Comune del Piano del traffico o Pums (non si sa bene neppure cosa fosse). Certo che un Pums servirebbe, ma non un pastrocchio come quello.
Infatti abbiamo condiviso le loro critiche, tanto nette quanto puntuali, emerse nel recente convegno e ancor più esplicitate nella osservazione presentata in Comune che in parte riprendevano nostre valutazioni precedenti, anch’esse assolutamente negative.

Il documento, costituito da relazioni e tavole, che è stato definito Piano Urbano della Mobilità Sostenibile non ha nulla a che fare con quanto richiesto dal Piano di Azione Europeo sulla mobilità urbana né dall’Urban Mobility Package, né della direttiva 2014/94/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2014, tantomeno del Decreto Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 4 agosto 2017 “Individuazione delle linee guida per i piani urbani di mobilità sostenibile”, ai sensi dell’articolo 3, comma 7, del decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257.

Si tratta di carenze assai gravi, che riguardano il contenuto, il procedimento, la mancanza di obiettivi strategici, di sostenibilità energetica ed ambientale, con un modello inadeguato di partecipazione ed anche in conflitto con quanto stabilito dalla legge, in particolare per quanto riguarda la VAS, fondato su dati in molti casi obsoleti o raccolti con metodologie discutibili, incapace di confrontarsi realmente con la mobilità dei comuni del circondario, da essi generata o subita, senza obiettivi apprezzabili riguardanti la qualità dell’aria.

Questo “piano” è giunto alla fase delle osservazioni al 10 di marzo, con al massimo due settimane utili prima della conclusione della attività del Consiglio, con davanti a sé un tempo assai limitato sia per una adeguata istruttoria, sia per le correzioni e/o integrazioni e soprattutto per un suo esame approfondito da parte delle Commissioni, prima, e del Consiglio poi.
Il PUMS, se approvato, avrebbe costituito sicuramente un’ipoteca per una nuova Amministrazione che avrebbe trovato le proprie scelte assai condizionate da un piano di cui non ha né partecipato né condiviso.

Rebus sic stantibus è stato preferibile che la sola Giunta, bontà sua, si sia limitata alla sola approvazione di sua competenza, lasciando la futura Amministrazione libera di concludere il piano o di introdurvi tutte le modifiche necessarie a renderlo almeno sufficiente o, come da noi auspicato, rifacendolo ex novo, questa volta seguendo gli indirizzi e le prescrizioni del DM 4 agosto 2017.

Pertanto, secondo i Verdi, anche le Associazioni ambientaliste dovrebbero rallegrarsi per la mancata approvazione di un pastrocchio come quello, (altro termine non ci sentiamo di usare) auspicando che la nuova Amministrazione finalmente metta in campo un progetto adeguato alle esigenze di una moderna città che vuole ridurre l’inquinamento, la congestione da traffico, aumentare la sicurezza e migliorare l’accessibiità delle diverse destinazioni urbane.
E magari che chiuda quell’inutile società in house, chiamata pomposamente Forlì Mobilità Integrata, la cui unica vera ragione di esistere è quella di procurare uno stipendio alla pletora dei suoi dipendenti attraverso la riscossione delle tassa dei parcheggi».

Federazione dei Verdi di Forlì-Cesena

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