L’inaccettabile proposta di variante per il Centro Storico scardina in poche battute la politica di conservazione e tutela nata in questa Regione e che è diventata poi di esempio per le città di tutta Europa.
Si tratta di una variante rozza che dimostra la incompetenza totale della Amministrazione in materia di Urbanistica e tutela, fatto salvo, come si è potuto notare dal profluivio di varianti ad personam approvate nell’ultimo anno, l’obiettivo di soddisfare richieste clientelari di speculatori e immobiliaristi
Il contenuto più grave della variante riguarda il ritorno in auge del piccone demolitore, ancora una volta per risanare e riqualificare, per rendere sicuri gli edifici, per “migliorare la qualità edilizia dei tessuti urbani”. Sarà consentito abbattere e ricostruire, cancellando storia, memoria e identità.
Non sanno costoro che da moltissimi anni è acquisizione culturale e scientifica, fin dalla carta del restauro di Gubbio del 1960 che il Centro Storico è un organismo unitario e che come tale va considerato e che ogni intervento deve essere basato su una profonda valutazione di carattere storico, critico. Cosa assai diversa dalle prospettate demolizioni estese alla gran parte dell’antico tessuto urbano.
Per questa variante non si esita a travisare il parere del Comitato tecnico scientifico della Regione in materia sismica affermando che esso si sarebbe “espresso favorevolmente sulla proposta di variante, condividendo il testo normativo revisionato, “ il quale invece ha messo in guardia dalla attuazione di demolizioni di edifici storici in aggregati urbani perchè:…”..l’intervento quanto più sarà importante , tanto più rischierà i alterare equilibri strutturali consolidati ( in particolare nelle zone di confine dell’unità strutturale peggiorando il comportamento complessivo” “
E aggiunge il Comitato tecnico scientifico : “ Un caso limite ….è rappresentato dalla difficoltà a gestire interventi quali le demolizioni che se estese all’intera unità strutturale, comporterebbero un intervento di nuova costruzione, necessariamente giuntate alle strutture circostanti. Tale intervento introdurrebbe così un elemento di forte discontinuità e la conseguente necessità di intervenire anche sulle strutture circostanti al fine di garaantire il non peggiormento delle stesse. “
Come si vede un parere nettamente negativo e non poteva che essere così, viste le acquisizioni scientifiche e culturali sul recupero degli edifici colpiti dai sisma che da anni hanno consolidato la modalità di intervento agli interi aggregati urbani.
E’ evidente che questa Giunta a trazione leghista si ispira per il Centro Storico al piccone demolitore di mussoliniana memoria, con una aggravante : almeno il fascismo demoliva la città storica per realizzare grandi progetti urbanistici, come via della Conciliazione a Roma, qui invece si opera per soddisfare le richieste di immobiliaristi e della parte più arretrata delle categorie professionali, incapaci di misurarsi con il tessuto storico.
Si è deciso che la prevalente parte degli edifici del CS non hanno caratteri storico architettonici, culturali e testimoniali per consentire l’intervento di demolizione al fine “della rigenerazione dei territori urbanizzati “ e ancora per “ snellire procedimenti … di riuso urbanistico edilizio all’interno del perimetro urbanizzato, con particolare riferimento alle aree dismesse o degradate, anche al fine di una celere e certa attuazione degli interventi” come se si trattasse di vecchie fabbriche in abbandono ignorando evidentemente che il territorio urbanizzato è tutto il costruto con continuità in una città centri commerciali compresi.
Motiva la delibera che : “…trattasi di modifiche urbanistiche finalizzate a perseguire un innalzamento della qualità insediativa, utilizzando le risorse a disposizione e avendo come riferimenti la letteratura, gli studi e le ricerche oggi disponibili;”
Una balla clamorosa ! In realtà decine di anni di studi e ricerche su cui era basata fino ad oggi la individuazione delle caratteristiche e della qualità degli edifici e la definizione degli interventi ammissibili sono spazzati via.
Infine la scelta di trasformare in zone di completamento, con relativo indice edilizio assegnato alla corte agricola, di alcune centinaia di case agricole sparse nel territorio Comunale, oltre alla immotivata perdita di testimonianze storiche del territorio ci consegnerà tanti condominietti sparsi per le campagne a cui, a spese della collettività dovranno essere assicurati tutti i servizi necessari.
Sull’ultima volgare perla riguardante il villaggio Matteotti non intendiamo spendere una parola, atteso che essa è il sigillo finale di una variante fatta per quegli immobiliaristi, ben rappresentati in Consiglio Comunale, per i quali si cancella un pezzo di storia urbana per far loro realizzare modesti condominietti.
E’ una momento davvero drammatico per il nostro Centro Storico a cui questa Giunta assegna un ruolo assai simile a quello delle periferie degradate da “rigenerare”, incapace di comprendere che ogni edificio, ogni spazio, ogni tipologia, ogni pietra costituiscono la nostra storia e la nostra identità.
Forlì, 24 giugno 2020