E’ una storia vera, racconta 2 giorni di sofferenze di un cittadino per andare al lavoro

Raccontiamo la triste storia del prode pendolare che ogni giorno deve recarsi da Forlì a Cesena usando i mezzi pubblici. E’ un cittadino virtuoso perché sceglie il mezzo pubblico per andare al lavoro ed anche spesso per andare in giro con la famiglia.

In questo periodo le difficoltà sono diventate enormi, deve affrontare continui disservizi che gli creano non pochi problemi al lavoro, in famiglia, nella vita.

Due mattine fa il prode pendolare è riuscito ad arrivare a Cesena, ma in ritardo perché il bus urbano non è passato causa covid e così trafelato è arrivato alla stazione e ha preso al volo l’ultimo treno utile, per fortuna in ritardo anche lui.

Finito il turno di lavoro è andato di corsa, per arrivare in tempo, alla fermata del bus che va alla stazione ma ha aspettato invano: la corsa è saltata. Come pure la successiva.

Si è informato, il bus non passa. Gli autisti sono in quarantena. Allora via di corsa in stazione a piedi.

Arriva in tempo per prendere il treno per Forlì alle 13.46 – treno regionale per Imola.

Ma il treno è cancellato ed il pendolare con abbonamento “t-Per” ha ben tre opzioni:

  1. Prendere l’autobus Cesena – Forlì e spendere altri € 2,90 con una durata di viaggio di 50 minuti, sempre che la corsa non sia stata anch’essa soppressa;
  2. Salire sul treno intercity con un supplemento di € 3,50, se lo paga alla biglietteria;
  3. Salire sul treno intercity e pagare il supplemento sul treno, alla modica cifra di € 9,00.

In quel momento squilla il telefono: è sua figlia che lo chiama, perché anche lei va in bus con l’abbonamento “Mi Muovo”, ma non riesce a tornare, perché già 3 autobus non sono passati. Lui non può farci nulla, è bloccato da bus che non arrivano e treni soppressi. Prova a farle coraggio, invano.

Allora ieri, dopo 12 giorni senza autobus e con treno regionali soppressi, il prode ha deciso che per il mese di Febbraio non rinnoverà l’abbonamento e di andare al lavoro in macchina per l’intollerabile disservizio.

Gli tocca tornare all’auto che aveva dismesso per i costi, l’intasamento della via Emilia e l’inquinamento. E parte con la preoccupazione per la figlia che deve andare in bici attraversando zone pericolose senza piste ciclabili. Ma al lavoro l’introvabile parcheggio costa un botto.

La situazione è insostenibile, per i costi e lo stress crescenti, e al nostro prode non resterebbe che la speranza dello smart working ….ma Brunetta ha deciso di eliminarlo.

Tutti sappiamo che con l’aumento dei contagi mancano gli autisti e le corse diminuiscono sempre di più provocando notevoli disagi per abbonati e utilizzatori saltuari compresi gli anziani, i ragazzi e anche persone fragili e i disabili.

Lo stesso accade anche per i treni. Gli unici che sembrano non accorgersene sono Start Romagna e l’assessore Corsini .

A loro chiediamo l’aggiornamento delle informazioni, con avvisi semplici da consultare, l’assunzione di personale a tempo determinato o di convenzionarsi con le imprese di trasporto che hanno in questo periodo meno lavoro, l’utilizzo di messaggi telefonici per tutti gli abbonati, di cui si hanno i dati. L’informazione tempestiva ed efficace è possibile e necessaria.

E per chi usa il treno, è possibile immaginare , caro assessore Corsini, che il trasporto ferroviario regionale possa consentire, in caso di soppressione dei treni regionali, almeno ai pendolari, l’esenzione del supplemento sui treni intercity?

Ci devono essere la garanzia di tutte le corse e un trasporto pubblico efficiente, ben organizzato da sostenere e incentivare perché strategico per contrastare la crisi climatica e ambientale e per non lasciare il prode pendolare solo ad aspettare invano un mezzo pubblico che non passerà.


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