Dopo le elezioni nazionali e in vista di quelle comunali dell’anno prossimo sembra si sia aperta nel PD forlivese una resa dei conti fra quelli che mai si sono rassegnati alla sconfitta interna di 4 anni fa e il Sindaco della città che più volte, con atti e pronunciamenti, ha messo in discussione i vecchi assetti di potere, gli stessi che nel corso di 40 anni hanno portato la città alla difficile situazione odierna.

 

Come Bersani ha mostrato di non capire la dirompente voglia di cambiamento che prepotentemente si è fatta avanti nella società , ora i suoi sostenitori locali stanno facendo la stessa cosa, desiderosi di riprendersi le vecchie posizioni di potere, di spartirsi, come se niente fosse, incarichi e  posti, tornando ad essere i paladini di Hera, i sostenitori degli immobiliaristi,  i supporter degli interessi che ruotano attorno all’assetto della sanità,  gli aficionados del grumo di potere della Fondazione.

 

Costoro non hanno forse ancora capito che il modello Parma è dietro l’angolo e che sarebbe sufficiente per i seguaci di Grillo, sulla spinta dell’onda nazionale, arrivare al ballottaggio per poi ottenere facilmente tutti i voti del centrodestra forlivese che, piuttosto che vedere l’odiata sinistra ancora al comando della città, proprio come a Parma, sarebbe disposto a sostenere qualunque candidato, meglio se assolutamente incompetente.

 

Non hanno capito che proprio la gestione del potere in Emilia Romagna secondo modalità che troppi sentono come oppressiva e conservatrice è stata la principale levatrice del grillismo, esploso per primo qui da noi, per gli intrecci sempre più insopportabili fra il potere politico incarnato dal PD, quello di tante organizzazioni, società , imprese, multi utility.

 

Non si sono resi conto che i consiglieri emiliano romagnoli di Bersani sono, al pari del loro leader, nel mirino di una rivolta che chiamare semplicemente antipolitica, è riduttivo e senza prospettiva ?

 

Particolarmente ridicole appaiono le dichiarazioni di chi sostiene che Forlì sarebbe al declino per colpa dell’attuale amministrazione :  non sono forse il frutto delle politiche dell’era Rusticali e Masini la fine ingloriosa dell’aeroporto, la voragine di Sapro, l’incontrollata espansione urbana fatta per il godimento degli speculatori, la svuotamento del centro storico riempito di banche, con il suo commercio impoverito dall’ipermercato ?

 

Vorremmo spiegare che il più basso risultato regionale dei 5 stelle è stato possibile a Forlì proprio perché, insieme con Balzani, abbiamo varato il programma più ambientalista mai proposto in questa città e perché, coerentemente, sono state adottate politiche che mirano ad invertire la rotta sugli inceneritori, con la raccolta differenziata, con il rilancio, difficilissimo, del centro storico, con lo stop ad opere inutili e fatte solo per garantire gli affari degli immobiliaristi, come la via Emilia bis, con il contrasto alle politiche di Hera sempre più contro i cittadini.

 

Il fatto è che tutto ciò non è sufficiente : il rinnovamento che tanti cittadini aspettano deve essere più incisivo : devono essere cambiati i meccanismi delle nomine, privilegiando esclusivamente le competenze, deve essere portato in più profondità l’attacco a Hera in difesa dei cittadini spremuti come limoni da tariffe sempre più esose, devono essere rivisti taluni contratti capestro come quello di Hera luce, devono essere assunte iniziative più incisive in difesa dei polmoni degli abitanti minacciati dagli inceneritori e da un traffico motorizzato dilagante.

 

Romagna acque non può più essere appannaggio della spartizione fra le federazioni PD romagnole per garantirsi propri equilibri interni. Nello stesso tempo deve essere data attuazione al risultato referendario, riportando a casa, in mani totalmente pubbliche, la gestione del servizio idrico.

 

Deve essere difesa e ulteriormente accresciuta la qualità del servizio sanitario e ospedaliero forlivese che appare minacciato da iniziative di tipo privatistico che sembrano volerne svuotare le competenze.

 

Deve essere affrontato con decisione il tema del rinnovamento, anche in istituzioni all’apparenza immutabili, come la Fondazione Cassa dei Risparmi, che gestisce in modo troppo poco trasparente i soldi dei forlivesi, imponendo proprie politiche nella città e nel territorio e soprattutto che mostra di voler perpetuare il proprio assetto passando da un notabile ad un altro.

 

La natura delle nostre colline e montagne non può essere più sottoposta alla esclusiva potestà dei cacciatori che con la complicità del presidente della provincia sono diventati i veri proprietari del territorio, anche di quello a loro interdetto del demanio forestale e delle oasi, diventate grazie a veri e propri imbrogli, zone dove è possibile cacciare cervi, daini e caprioli.

 

In questi giorni Bersani ha tirato fuori dal cilindro gli 8 punti da proporre ai grillini per poter ottenere il loro sostegno per il governo del paese : lo avesse fatto prima e avesse evitato di essere l’alfiere dell’accordo con Monti e Casini, avrebbe ottenuto prima moltissimi voti che sono andati in altra direzione e se si fosse mostrato meno bulimico di posti in Parlamento, garantiti dal Porcellum, avrebbe allargato la propria coalizione, offrendo una alternativa a quelli, e sono tanti, che vogliono anche in Italia politiche più amiche dell’ambiente.

 

I suoi fan locali evitino dunque di aprire un conflitto anche a Forlì in nome della conservazione e della restaurazione, sappiano che una stagione, lunga, troppo lunga, è definitivamente finita e che solo un profondo cambio di passo e di registro può evitare di mettere la nostra città nelle mani di improvvisati dilettanti, nel caso migliore, che ne garantirebbero un ancor più veloce declino, continuando, questi ultimi sì, le loro politiche fallimentari.

 

 

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