FOTO DI UN LACERTO DELLE ALBERATURE DELLA VECCHIA VIA EMILIA A FORLIMPOPOLI. UN OMAGGIO A CHI NON SA QUASI NULLA MA CI DA° FORTE CON LA SEGA : l’Uomo nuovo di Predappio volle fortissimamente dare l’ impronta del suo regime al territorio, celebrata anche nella mostra della Fondazione “novecento” appena conclusa. Quindi architettura, sviluppo urbano, strade, piazze, stazioni , edifici , tutto doveva rispondere a precisi canoni nei quali fosse riconoscibile l’impulso “innovatore” . Le alberature stradali non sfuggirono ai canoni indicati e la loro scelta, contestuale ai nuovi progetti di espansione o di riorganizzazione urbana, doveva necessariamente soddisfare il requisito della italianità, principalmente rappresentata da lecci, pini e cipressi. Se Forlì ha un assetto urbanistico ancora accettabile nonostante i guasti della speculazione edilizia del dopoguerra lo dobbiamo ai piani fatti nel ventennio, se le sue strade si dipanano ordinate e ortogonali agli assi principali di origine romana lo dobbiamo alle scelte degli urbanisti di quel periodo, se i suoi viali principali sono adorni ancora oggi di pini, lecci e cipressi ( ormai rarissimi ) lo dobbiamo a progettisti che non limitavano la loro opera all’involucro degli edifici o al solo lastricato stradale. Questa è parte della storia della nostra città , della sua prima trasformazione al di fuori delle mura, fa parte della nostra identità e memoria. E’ cosa troppo complicata ed importante per affidarla alle cure di qualche ingegnere elettronico e qualche vivaista
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