Signor Presidente,
le scriventi Associazioni desiderano porre alla Sua attenzione lo stato in cui versa il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo.
Da più di un anno, dovendo applicare le norme dettate dalla spending review per i ministeri, si cerca di utilizzare questo necessario passaggio con una pretesa “riforma” globale che in realtà rende la struttura di governo sempre più elefantiaca e farraginosa, con un aumento vertiginoso dei posti dirigenziali al centro, senza alcuno snellimento burocratico né effettivo risparmio, come invece imporrebbero i tempi.
Essa in realtà smantella il sistema storicamente collaudato delle soprintendenze (non a caso quotidianamente sotto tiro) e dei musei connessi al loro territorio. Prevale in essa non l’idea di razionalizzare e promuovere correttamente la capillare rete museale (statale, civica, ecclesiastica, ecc.), bensì quella di selezionare alcuni musei dai quali illusoriamente (come dimostrano i bilanci passivi di grandi musei quali il Louvre o il Metropolitan) spremere chissà quali profitti.
Con ciò si confonde in modo pericolosissimo la “materia prima” dei beni culturali e ambientali (siti, musei, centri storici, paesaggi, ecc.) con l’indotto economico del turismo, palesemente caro e disorganizzato. Anzi facendo prevalere la logica economica di quest’ultimo sul valore culturale, educativo, quindi non misurabile del secondo.
Altre minacce vengono al già tanto intaccato e violato paesaggio dalla perdurante assenza di norme incisive per ridurre un consumo sempre più folle di suolo e di paesaggio, da un imminente decreto slocca-licenze edilizie che dà spazio all’autocertificazione riducendo i controlli e dal recentissimo decreto che infirma – in violazione dell’art. 9 della Costituzione – i poteri di tutela dello Stato, quindi delle Soprintendenze, sul paesaggio. Il tutto per decreti legge o decreti del presidente del Consiglio dei ministri (DPCM) e non attraverso riforme generali meditate, razionali, tecnicamente fondate.
Nel frattempo, in attesa di questa normativa improvvisata, inapplicabile e non condivisa, che tante polemiche suscita e che produrrà soprattutto caos e frustrazione, si lascia morire la struttura, con posti vacanti da oltre un anno e risultati nella gestione del territorio che lasciamo immaginare.
Solo qualche esempio tra tutti per quanto riguarda le sedi vacanti:
la Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, uno dei centri nodali per la tutela, è vacante da dicembre, l’interim è stato bandito a giugno, ma non risulta espletato;
la Direzione Generale per gli Archivi, dall’inizio dell’anno;
la Direzione Generale Antichità, è formalmente scoperta da febbraio, il posto bandito a maggio, ma non espletato, nel frattempo si ipotizza un interim;
varie direzioni regionali, tra cui Friuli, Marche ed Abruzzo;
le soprintendenze archeologiche di Abruzzo, Marche, Molise, Sassari, più vari altri posti dirigenziali del settore;
la Reggia di Caserta, per cui si era ipotizzato un commissario;
numerose soprintendenze architettoniche, storico-artistiche e archivistiche, varie biblioteche nazionali.
Nel frattempo è arrivata la Direzione Generale del Turismo, ma senza posto in organico, trattenuto dalla Presidenza del Consiglio e bisogna registrare tra l’altro un gravissimo ritardo nel Progetto Pompei, malgrado la struttura commissariale ad hoc, assai dispendiosa, tra l’altro.
In questo frangente si avvia una riforma radicale con uno strumento come un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM), mentre potevano essere operati accorpamenti tra le direzioni regionali vacanti, per soddisfare le norme dettate dalla spending review, con qualche altra riduzione sul territorio, per esempio tra le strutture di più recente istituzione ma che non corrispondono ad una reale necessità sul territorio, e restaurare l’esistente, coprendo i posti vacanti per permettere un buon funzionamento degli uffici, senza smantellare quello che esiste.
Se invece è questa ultima ipotesi che si vuole attuare, ebbene, si agisca di conseguenza, senza lasciare il personale nell’impossibilità di lavorare, dato che non si sa in molti casi a chi far riferimento.
Signor Presidente, ci appelliamo a Lei per uscire da questo stato di incertezza angosciosa e perniciosa per il personale e per tutto il settore dei Beni Culturali, che noi pensiamo ancora di primaria importanza per il Paese
Con osservanza.
Assotecnici, Irene Berlingò
Ass. R. Bianchi Bandinelli, Vezio De Lucia
Comitato per la Bellezza, Vittorio Emiliani