Come nei film: una facciata posticcia e dietro il nulla.

E’ questo il riferimento culturale a cui si ispira la maggioranza prevedendo la demolizione di tutto il patrimonio storico della città, fatta eccezione per gli edifici monumentali o vincolati dal codice del Beni Culturali.

Infatti dopo la demolizione dovrà essere ricostruita la sola facciata e dietro si potrà modificare tutto, cancellando tipologie, stratificazioni storiche, organizzazione degli spazi, ecc.

E’ inaccettabile che questioni di questa portata, che riguardano una città intera, la sua storia e la memoria di una intera comunità possano essere tenute nascoste fino al giorno della commissione consiliare, per essere approvate in fretta la settimana successiva è inaccettabile: avrebbe meritato una larga condivisione, pubbliche ed approfondite discussioni.

Registriamo come al solito una assenza di trasparenza, una volontà di negare ogni confronto, una incapacità di affrontare le critiche alle quali si sa rispondere solo con invettive e insulti e con la trita ripetizione dell’elenco dei soggetti che avrebbero collaborato alla stesura dei testi, celebrando la commistione di interessi privatissimi come fatto positivo.

Secondo questa maggioranza di destra l’obiettivo sarebbe quello di aumentare il valore degli immobili, ma anche questo è privo di fondamento: chi preferisce un edificio posticcio posticcio ad uno storico restaurato ad arte? Come può un mobile  industriale in truciolare avere più valore e qualità di uno simile realizzato in passato artigianalmente in legno?

Anche riguardo alla sicurezza si fa un grave danno: da anni la letteratura scientifica e le esperienze sul campo dicono che intervenire nei tessuti storici con demolizioni e ricostruzioni di singole unità edilizie comporta un notevole aumento dei rischi per gli edifici strutturalmente collegati. Il Comune ignora che il Centro Storico è un unico organismo, che ogni intervento in una sua parte ha riflessi sulle altre e realizzare rigide strutture nuove comporta un aggravio notevole della vulnerabilità sismica.

Tanta innovazione normativa però non ha saputo cancellare i precedenti errori grossolani, come quelli dell’art.29.3 con cui si sono volute addirittura ripristinare parti di disciplina antisismica non solo antiquata ma soprattutto cancellata per i lutti che ha provocato coi terremoti: consentire la sostituzione dei solai in legno con quelli in altero cemento è un errore gravissimo (vedi questo articolo, tra gli altri).

Ci sono quindi mille ragioni tecniche, storiche, culturali ed economiche per opporsi alla variante prospettata per il centro storico, che è solo nient’altro che l’ennesimo tentativo di soddisfare clientele.