La Romagna si rialzerà anche da questa tragedia.

Lo farà con le sue persone, che non hanno perso un minuto e si sono rimboccate le maniche non appena è stato possibile, per aiutare il vicino di casa, raccogliere un badile e spalare fango, portare aiuti nei centri di raccolta preposti.

Servirà tanto altro, ma i cittadini stanno dimostrando la forza del nostro territorio.

Anche noi siamo stati e saremo per strada a fare il possibile, e invitiamo tutti a seguire le indicazioni ufficiali per distribuire le forze, dare il proprio contributo in sicurezza e al contempo permettere ai mezzi e le squadre necessarie per mettere in sicurezza strade e edifici ancora pieni di acqua e fango.

Accanto a questa speranza di ripresa, è comprensibile la rabbia per quanto accaduto, per il pensiero che si potesse evitare, per le persone che si potevano salvare.

Purtroppo la quantità d’acqua che si è riversata sul nostro territorio è stata eccezionale, inedita. Nelle due alluvioni sono piovuti quasi 4 miliardi di metri cubi d’acqua, 120 volte il volume della diga di Ridracoli che era già piena, una quantità superiore a tutta la perdita del colabrodo della rete idrica italiana annuale.

Gli alvei dei nostri fiumi non sono stati realizzati per queste quantità, e la continua cementificazione e pressione urbanistica verso le aree di espansione naturale delle acque hanno fatto il resto.

La prevenzione non fa notizia, spesso è invisibile e quando vengono fatte opere di messa in sicurezza non ci sono nastri da tagliare e grandi inaugurazioni. Ma è il più necessario degli investimenti: occorrerà spostare risorse pubbliche per mettere in sicurezza le nostre montagne dal dissesto, allargare gli alvei, delocalizzare le attività troppo vicine alle zone più a rischio. Gli esperti sono concordi, non ci sono bacchette magiche, ed è inutile dare la colpa alla pulizia dei fiumi, che nel nostro territorio non è mancata come dimostrano le foto prima del disastro.

Occorre inoltre prendere atto della crisi climatica in corso, e intervenire a tutti i livelli affinché si riduca il riscaldamento globale che provoca una maggiore frequenza degli eventi estremi, sia di siccità sia di allagamenti. Anche per questo motivo a livello nazionale stiamo insistendo perché il piano clima venga sbloccato dal Governo, che preferisce proporre olio di frittura nei carburanti invece di pensare ad una vera transizione energetica.

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