L’urgenza di aumentare in maniera decisa le energie rinnovabili è ormai chiara a tutti: la questione climatica è una emergenza e come tale va trattata, e senza una impennata nella installazione dei nuovi impianti non riusciremo a raggiungere gli obiettivi minimi di riduzione della CO2.
C’è quindi più di una ragione per la quale dobbiamo aumentare il più possibile la produzione di energia rinnovabile, in un mix di fonti, compresi il rincaro della produzione di energia dalle fonti fossili ed il raggiungimento di una maggiore indipendenza energetica.
Questo decennio è l’ultimo nel quale si possa fare qualcosa per impedire un disastro climatico irreversibile.
Occorrono tante soluzioni che portino alla stessa destinazione: in primis il risparmio energetico e l’azzeramento dei finanziamenti pubblici ambientalmente dannosi, ed ovviamente molti più impianti eolici e fotovoltaici. Anche la nostra Regione si sta attrezzando, dopo essersi posta l’obiettivo di utilizzo del 100% di energia elettrica da rinnovabili entro il 2035, ma la strada è ancora lunga e la destinazione è ancora molto lontana.
In questa partita gioca un suo ruolo strategico l’eolico off-shore, cioè al largo delle coste, perché è quello che assicura la maggiore sostenibilità di tale transizione.
Non si capisce però come si possano ostacolare i progetti in mare che andrebbero invece sbloccati, come quello di Rimini, dicendo che deturperebbero la visuale, ed allo stesso tempo portare avanti progetti a poca distanza dall’Acquacheta, scavalcando i pareri negativi del Parco nazionale delle Foreste casentinesi monte Falterona e Campigna, dell’Unione dei Comuni della Romagna Forlivese e della stessa Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.
Invece che piantare nuovi alberi e boschi, in linea con le dichiarazioni di facciata emerse alla Cop26, si vogliono installare nelle vicinanze del Parco Nazionale pale alte come grattacieli di 55 piani, cementificando per ogni piazzola la superficie di un campo da calcio, portando betoniere, camion, polveri e gas di scarico.
Mentre al largo di Rimini si fermano i progetti per l’impatto che avrebbero sull’orizzonte marino, davanti a coste ampiamente cementificate, nulla si dice su un’area che andrebbe protetta dalla devastazione dell’uomo e che perderebbe con questo progetto gran parte del suo valore paesaggistico e storico-culturale.
Europa Verde auspica quindi che la Conferenza dei servizi istituita dalla Regione Toscana neghi il via libera all’opera, e dà pieno sostegno a tutte le realtà istituzionali e civiche che si stanno opponendo a questa scelta che sarebbe scellerata.
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